1985 - L' intimo della Donna ragno.

Il brand Ragno intimo e calzature nacque nel 1931, ma le origini dell’azienda risalgono al 1879 in Valsesia, in un piccolo laboratorio che produceva maglieria intima.
Nel 1970 divenne una delle principali realtà dell’abbigliamento intimo in Italia, grazie alla produzione di maglieria in lana.

Ma è nei rampanti e rimpianti anni ’80, con l’aiuto di una buona comunicazione e della corrente modaiola paninara che adottava alcuni brand come status symbol, che esplose come visibilità. Infatti quello che per le cinte in quegli anni, doveva essere el Charro e per le scarpe Timberland, per l’intimo doveva essere Ragno.
Un posizionamento anomalo dato che l’azienda aveva come target di riferimento un consumatore più adulto. “Ragno è forte, duro dal cuore tenero, pieno di fascino, che si sente più giovane proprio come te.” come si evince dall’headline di una campagna di quegli anni.

Nel 1989 iniziò una forte crisi per l’azienda, che presentava un esubero di circa 400 dei suoi 938 dipendenti: i giornali titolavano “La Ragno ad un bivio”.

Nel 1998, entrò a far parte della Filatura e Tessitura di Tollegno. L’acquisizione doveva servire come rilancio dell’azienda e del suo storico brand, grazie a nuove strategie di produzione, distribuzione e di riposizionamento del marchio.
Ma un po’ come per tutti i brand che hanno avuto successo negli anni 70/80, quel periodo d’oro non si è più riusciti a replicare.

 

La Ragno fu protagonista di uno dei più originali esempi di creatività non convenzionale in pubblicità, anche se in quegli anni non era così di moda utilizzare questo concetto.
A oggi ho visto più volte emulare l’idea anche da grosse agenzie, senza mai arrivare alle vette raggiunte dalla campagna Ragno 1986.

L’Azienda si affidò all’Agenzia  F.C.B per i suoi advertisement editoriali. Anziché comparire con la solita pagina intera all’interno delle riviste di moda middle target del momento, ebbero la grande idea di acquistare lo spazio sulla seconda di copertina, riproducendo la stessa immagine e impaginazione della copertina della rivista, ma spogliando la modella che la presidiava e vestendola con l’intimo Ragno.

Questa vera e propria seconda copertina ragno-version comparve sui periodici Anna e la defunta Vital (entrambe della Rusconi): la grafica delle finte testate e il lettering degli “strilli” erano molto curati, identici agli originali dei periodici, e i finti titoli rimandavano a fantomatici articoli interni, tutti aventi come protagonisti ovviamente i loro prodotti.

Vi lascio alle immagini più esplicative di 1000 parole



1980 - Pubblicità a fumetti: Hugo Pratt

Disegnatore e sceneggiatore di fumetti (Rimini il 15 giugno 1927, Losanna, il 20 agosto 1995), conosciutissimo ai più dal 1967 grazie soprattutto al personaggio di Corto Maltese, fu protagonista di alcune delle campagne pubblicitarie più famose dell’epoca, fra cui quella per le scarpe Puma, creando un risultato di rara eleganza. Corto Maltese, infatti, nel fumetto “pubblicitario” introduce un nuovo personaggio che si chiama appunto Puma e ne racconta la leggenda, trovando una simpatica invenzione narrativa, dato che nell’iconografia Maya non esiste l’animale puma.

Belli i colori di questa storia realizzati da Patrizia Zanotti.

«La cosa più importante per me – afferma Pratt – era quella di creare un personaggio che potesse darmi una possibilità favolistica.
La pubblicità è utilissima, ma deve essere ben fatta. Penso che il fumetto possa essere un buon veicolo per la pubblicità, proprio per le sue capacità narrative.
Mi piacerebbe fare della pubblicità per una agenzia di viaggio, perché credo che potrei giocare con delle suggestioni che mi sono congeniali».

Pratt, quindi, non rinuncia all’avventura nemmeno davanti alla pubblicità, e riesce a farne un elemento trainante.

Tra le opere pubblicitarie ricordiamo lavori che spaziavano dalla Formula 1 agli zaini Invicta, dallo spot della Carpené Malvolti alle carte telefoniche francesi manifesti cinematografici copertine di dischi.
Nel 1995 inizierà anche la storia, mai terminata, Uomini a sei zampe per l’Agip.




1960 -1980: La pubblicità a fumetti di Guido Crepax.






 





1986-EuroTV: Voglio anche io la mia parte di seno

Gavino Sanna è uno tra i più famosi pubblicitari italiani, conosciutissimo in ambito internazionale. Ha lavorato per le più grandi agenzie americane, per brand come la Coca Cola, Exxon, Revlon.

Ha vinto svariati Clio (gli Oscar mondiali della pubblicità), sette Leoni d’oro al Festival di Cannes e il primo Telegatto d’oro.
Tra le sue campagne pubblicitarie italiane ricordiamo (impossibile menzionarle tutte) quelle per la Bic, Birra Wurher, Spic e Span, Baci Perugina, Alemagna, Carpenè Malvolti, Vismara, Gillette, Esso, Motta, Giovanni Rana, Fiat, De Cecco, Tuborg, Simmenthal, Riso Gallo, Ariston.

Sua anche la campagna Barilla: “Dove c’è Barilla c’è casa”.

Euro tv invece è stato il primo consorzio televisivo italiano: nasce nel marzo 1982 per iniziativa di Callisto Tanzi (proprietario della Parmalat di Parma), per fronteggiare il nascente duopolio Rai-Berlusconi. Composto da un consorzio di emittenti indipendenti, collegate fra loro nella raccolta degli spazi pubblicitari, ma autonome dal punto di vista delle trasmissioni, programmazione che spazia da film e serie acquistate all’estero o nei magazzini Rai, e con pochissimi programmi prodotti in proprio. Forte particolarmente in Veneto, Emilia Romagna, Lombardia, Toscana, Abruzzo e Puglia.
L’emittente che fece da testa di ponte fu EuroParma Tv, le altre emittenti furono: Antenna 3 Lombardia e Telenova (Lombardia), Grp Torino (Piemonte),  Telenord Liguria), TelePadova (Veneto), Radio Tele Trentino, Rta Radio Tele Antenna Trieste (Friuli Venezia Giulia), TeleSanterno, Detra, TeleRubicone, Sesta Rete (Emilia Romagna, Rtv38 (Toscana e Umbria), Telegranducato di Livorno (ma solo per qualche mese), T.R.E. TeleRomaEuropa (Lazio), Tvq e Telemare (Abruzzo), Teleregione e Telenorba,(Puglia, Basilicata), TeleCapri (Campania),  Tgs Palermo (Sicilia).

(fonte riveduta e corretta da storiaradiotv.it)

Quando i due si incontrano, il primo crea una campagna pubblicitaria diretta, piena di informazioni tecniche eppure molto ironica, che ha fatto storia e ha creato ovviamente numerosi emuli. Curioso notare la modernità dell’illustrazioni, realizzate da Sanna stesso, piatte e senza contorni: uno stile decisamente attuale, anzi, proprio come Flat Design così di tendenza.

Prendiamo a d esempio due tra i sei soggetti creati.

Il primo ispirato alla famosa campagna per Chiquita “la banana 10 e lode”. Era il periodo degli spot cortissimi e concisi (in questo caso: la banana è gialla, il bollino è blu!), creati non più per la parentesi spettacolare di Carosello, ma per i brevissimi spazi pubblicitari nati nel circuito televisivo, e concessi prima e durante la messa in onda di film. Spot nati per ottimizzarne i tempi e creare un offerta di costi minori, per un passaggio televisivo a carattere nazionale.
Pensiamo agli anni 80 dove il must comunicativo per un brand era proprio la tv non per niente detta “commerciale”.

La seconda campagna analizzata gioca sul seno femminile bene in evidenza, proprio perché i nuovi circuiti indipendenti italiani potevano far vedere, con più leggerezza, alcune situazioni più pepate ma non volgari (pensiamo al successo di Colpo Grosso, o ai film pecorecci degli anni 70 non censurati).
Il seno illustrato da Sanna giocava anche sul fatto che gli italiani erano diventati tutti mammoni, attaccati alla mammella di Mamma RAI.











1986 – Clear: Quando il fumetto si fa lo shampoo

L’anno che correva era il 1986. L’anno di Chernobil, dei missili di Gheddafi, di Platoon al cinema e dell’acquisto dell’Alfa Romeo da parte della Fiat.

Era però anche l’anno in cui il fumetto d’autore si faceva più “popolare”, nel senso che raggiungeva non più solo un pubblico di “aficiodanos”. Nomi come Manara, Crepax, Pazienza, Pratt – grazie alle riviste contenitori (non si chiamavano più giornalini) come Linus, Corto Maltese e Comic Art – erano conosciuti ai più e considerati autori di narrativa, anche da quella classe italiana più snob e intellettuale.

La Unilever decide così di puntare su questo media, coinvolgendo i suddetti autori partendo da quelle e altre riviste, per pubblicizzare il suo famoso shampoo antiforfora Clear (nato nel 1981).

Il plot era molto semplice: una storia a fumetti sviluppata in due strisce orizzontali, una sopra e l’ altra sotto (quindi con i giusti ridimensionamenti, o su mezza pagina o su doppia pagina), dove il protagonista doveva trovare il modo di togliersi la forfora “di torno”.
Il fumetto giocava sugli equivoci e solo alla fine si scopriva che si parlava del fastidioso problema del cuoio capelluto.

Ovviamente il cannovaccio veniva interpretato liberamente dagli autori coinvolti, dove ognuno di loro metteva il proprio segno, la propria sensibilità e il proprio stile narrativo nella campagna stampa.

L’idea della pubblicità a fumetti non era di certo nuova ma queste campagne stampa sono, secondo me, il più alto esempio di esemplificazione del rapporto tra due diversi media: fumetto e pubblicità.
Se consoderiamo uno short televisivo pubblicitario come un minifilm, credo sia inevitabile che il fumetto, in quanto “narrazione sequenzale per immagine” come diceva Eisner, e la pubblicità si incontrassero.

A rafforzare questo concetto, nel 1986 la Clear distribuì in un padiglione personale al Salone del fumetto di Lucca, una delle più importanti manifestazioni dedicate alla nona arte, delle cartoline raffiguranti le storie illustrate con allegato un flaconcino prova del prodotto.  Tutto questo molto prima della moda di fine anni ’90 di usare card promozionali come veicolo pubblicitario

La pubblicità aveva come target il “popolo dei fumetti”, riconoscendone la potenzialità consumistica ed elogiandone la sua arte e chi, più degli autori coinvolti, poteva esprimere al meglio questo concetto.





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1981 - Eminence - Fumetti e Mutande

Continua l’appuntamento con la ricerca e l’analisi semiseria e personale sulle tre decadi d’oro delle campagne pubblicitarie in Italia, ’60/’70/’80: dall’era del consumismo all’americana, fino ad arrivare all’ascesa delle televisioni private.

Oggi andremo a trattare nello specifico di Fumetti e Mutande! I fumetti sono sempre andati a braccetto con la pubblicità, specie quella rivolta ai ragazzi (basti pensare alle merendine: Asterix di Goscinni e Uderzo per Ergospalma (ma disegnati italicamente da  Daniele Fagarazzi), Toro Farcito per la girella Motta disegnato da Manuli, Ciocorì e Biancorì di Bozzetto.

Qui si parla ancora di fumetti, ma stavolta destinati a un target maschile e adulto, per far comprare le mutande, le famose mutande Eminence! Chi le ricorda?

Era la metà degli anni ’80, un periodo storico caratterizzato da molti eventi; attacchi degli euromissili, il disastro di Chernobil, la prima volta che un papa va in sinagoga: è Wojtyła, che tanto farà parlare di sé. La bolognese Ritz expansion di Faccioli e Veronesi (imprenditori che hanno portato le grandi marche in Italia come Vuitton e Clark), distributore del marchio Eminence in Italia, si affidò alla milanese Euro RSCG di Mezzano Costantini & Mignani per la comunicazione.

Nella seconda metà degli anni ’80, Mignani (socio e copy), oltre alla campagna pubblicitaria in questione ne creerà altre che entreranno nella storia della pubblicità italiana come Scottex (dieci piani di morbidezza), Beltè (più buono proprio non ce n’è), Dixan (niente lava meglio), Fonzies (se non ti lecchi le dita godi solo a metà), Acqua vera acqua pura, e tante altre tra cui la più famosa è la Milano da bere per l’amaro Ramazzotti.

Il budget affidato all’agenzia era ridotto e non ci si poteva permettere una campagna nazionale a tutta pagina con uomini bellocci in mutande, come fare allora!? Anziché per il “visto”, Mignani optò per la “seduzione”, ma come trasmetterla? Non si poteva  certo far vedere mutande maschili! La seduzione, l’intrigo, l’erotismo – si sa – sono più forti quando non vengono mostrati. Come esprimerli?

Si pensò che ci volevano degli occhi femminili che facevano “intendere” senza farli vedere al lettore, che erano puntati su mutande indossate da aitanti macho. Come fare? Anche per questa idea servivano comunque delle modelle su pagine patinate a colori, ed ecco che affiora il genio: col budget ridotto, per uscire sul “nazionale”, ci si poteva permettere sì e no spazi pubblicitari esigui “come vignette”.

Mignani si affiderà proprio a queste (dirà poi in un intervista “il bello delle vignette è che si annidano nel giornale con estrema naturalezza, più che della pubblicità”) . Cliente e agenzia scelsero un anno di “flani” sul giornale La Repubblica” con i disegni di Milo Manara. Eminence divenne un appuntamento fisso per tutti i lettori, ottenenendo un impatto pari a un annuncio pubblicitario a pagina intera.

La vignetta uscì incastrata anche su articoli che parlavano del Papa, diventando motivo di satira e facendo parlare giornalisti, sociologi e non solo. Tra i disegnatori da segnalare oltre a Manara ci furono anche Baldazzini, Copi, Magnus.

( Grazie a Valentina Cinelli)
























70's -Tabacco d'Harar - Il profumo preferito da Luciano Calboni il collega di Fantozzi....

“…era il più odioso dei suoi colleghi d’ufficio. Calboni era un disinibito, odiosissimo, stronzo, stupido, bugiardissimo e fastidiosamente profumato con tabacco D’Harar. Barzellette, giochi d’abilità e avventure sessuali rivoltanti erano il suo ignobile repertorio…”

Così ci viene presentato Luciano Calboni nel libro Fantozzi di Paolo Villaggio del 1974; ma cosa era il “Tabacco d’harar”, il profumo citato nel pezzo?

Prima del Denim, prima dell’uomo che non deve chiedere mai, c’era lui: il Tabacco d’Harar, Profumo maschile molto forte e virile, gradevole alle donne di molti anni fa e amato dai veri uomini.

Il profumo dell’italiano vero o per lo meno di come lo si immaginava in quegli anni. Per questo Paolo Villaggio lo scelse per il suo personaggio, perché, per chi non lo conoscesse, Luciano Calboni rappresenta l’italiano medio di quegli anni: un po’ tronfio e donnaiolo.

 

Tornando al profumo:

Fu creato da Giuseppe Visconti di Modrone, industriale tessile, imprenditore e dirigente sportivo italiano nonché padre del più conosciuto Luchino Visconti.
Duca di Grazzano Visconti e Conte di Lonate Pozzolo, fu grande amico di Grabriele D’Annunzio: si dice infatti che molti nomi dei profumi prodotti da GI.VI.Emme (le iniziali dei nomi del duca divennero il marchio delle sue creazioni) furono inventati dal grande, originale ed eccentrico artista.
L’azienda Gi.Vi.Emme fu fondata negli anni Trenta e oltre a Tabacco D’Harar, creò tantissimi altri profumi di elevato successo e prestigio come Acqua di Selva, Fresco, Contessa Azzurra e Giacinto Innamorato (nomi come si può constatare decisamente originali e poetici che vanno ad alimentare la leggenda secondo cui furono “coniati” da D’Annunzio).

La fragranza è virile e possente, cada e persistente nei limiti (dato che è comunque Colonia).
( fonte riad. Da 99offcoupons.eu)

Ovviamente i claim erano tarati sulla capacità del profumo, abbinato al machismo di chi lo indossava, nel riuscire a far “possedere una donna” e ad avere successo nella vita.

“Ogni giorno un fascino nuovo… PER LEI.”
“INSIEME: le piace il tuo carattere di uomo giovane e moderno, la tua colonia!”
“INSIEME: non servono parole…” ( vi ricorda l’uomo che non deve chiedere mai?


anni 60
















1985 -Pioneer - Quando si parlava del concorsone, non era quello per il personale docente...

Il concorsone nel 1985 non era quello dei docenti, bensì quello della Pioneer… beh, non c’era la disoccupazione e la crisi di adesso ma c’erano comunque altri problemi che, con garbo, satira e ironia,  proprio la pubblicità del “concorsone Pioneer” illustrava.

Frasi d’impatto pronte a divenire subito un must di comunicazione (ovviamente con  emuli che si vedono tuttora).
Lele Panzeri, l’art di questa campagna insieme al compianto Baldoni al copy, nel suo libro “C’ero una volta” racconta che la signora Martinetti, presidente allora della Pioneer,  fu  così entusiasta dell’ idea al punto da “ingrandire” il budget della campagna.

Ma andiamo a vederli uno alla volta.


1984, 16 ottobre: il pretore di Torino dispone la disattivazione e il sequestro degli impianti di interconnessione dei tre network Fininvest in Piemonte. Analogo provvedimento adottano il pretore di Roma e quello di Pescara nelle rispettive regioni.

Nel 1986 Giuseppe Casalbore, pretore di Torino,vuole oscurare la Fininvest per Sleale Monopolio televisivo e dice a riguardo: “In questa vicenda non si tratta di vedere “Dallas” o “I Puffi”. Qui sono in gioco principi molto importanti. La Corte costituzionale, in una sentenza dell’81, ha messo in guardia dal rischio che si formi un monopolio nell’emittenza televisiva privata. Per me queste sentenze hanno il valore di legge e nella motivazione accompagnata al decreto di sequestro ho scritto tutto, punto per punto. Non ho fatto altro che interpretare la legge e applicarla. Questo è il dovere dei giudici.” ( fonte Repubblica)





1985: I giovani avevano il Commodore 64 che subentrò al Vic 20… ma nel 1986 arrivò  anche il primo Pc compatibile Amstrad, che costava in Italia circa un milione di lire ed era venduto abbinato a una stampante ad aghi.  Curiosità: nel 1986 da solo due mesi era entrata in funzione, a Roma e Milano, la nuova rete RTMS (Radio Telephone Mobile System), ma il telefono in auto era una spesa nemmeno valutabile per i comuni cittadini. Solo le aziende e qualche vip potevano. (fonte La Stampa)



L’autoironia, questa sconosciuta dote che dovrebbero imparare tutti ad usare – sembra che in Italia, vedendo non solo i politici, sia scomparsa,ormai la moda è stare arrabbiati in maniera cafona: urlando. Questa pubblicità fa il verso allo snobismo radical chic. Andrebbe bene ancora oggi. Ma andiamo avanti…



1985: geniale. Il concorsone come movimento, che poi non significa anche “moda”? Associare il concorso al prodotto facendogli la reclame!..



a Natale viene resa “moderna” anche la letterina!

Chiudiamo con una lezione di copywriting:


.Che prende in giro bonariamente la cronaca – ahimè ieri come oggi – nera italiana.

Mi alzo in piedi e applauudo a questa lezione di pubblicità italiana, che tanti emuli, ripeto, ha creato.

Agenzia: FCA/SBP
Cliente: Pioneer Hi-Fi
Art Director: Lele Panzeri
Copywriter: Sandro Baldoni




1986 -Pioneer ; Quando non si sapeva cosa fosse l'home teather...(e le dichiarazioni d'amore si facevano in cassette)

Quando nel 1986 non si sapeva cosa fosse l’home teather, il masterizzatore cd, il dvd, e tutto il resto, per essere cool e giovane (ma anche adulto) “tosto” e non “gino”, come si diceva nel gergo paninaristico anni ’80, dovevi avere l’HI-FI … non lo stereo o il radione ma l’hi-fi! L’inglese stava entrando sempre di più nel gergo comune.

Se volevi conquistare la tua bella con le canzoni d’amore, l’iter era il seguente: dovevi duplicarle le nastrocassette e incrociare le dita, sperando che lei, dopo averle ascoltate e testata la tua sensibilità, accettasse un rendez vous. Oltre al SI piaggio e alla cintura el Charro per conquistarla, ci voleva l’hi-fi (non potevi mica  invitarla a casa a vedere il motorino! Al massimo, non abitando da solo, ad ascoltare un po’ di musica).

L’hi-fi era una cosa vip e lo si acquistava anche a rate (per chi non se lo poteva permettere) per mostrarlo ai parenti e agli amici che ti facevano gli auguri come quando si compra una macchina nuova.

Non c’era Internet e i teenager passavano i pomeriggi con LUI, il padrone incontrastato di tutto questo: “il PIONEER”, che proprio nel 1986 lanciò una campagna pubblicitaria vincitrice del premio d’oro come migliore pubblicità, indetto dall’ADCI: e sono pienamente d’accordo, perché fonde umorismo e ironia, linguaggio giovanile e satira, moda e attualità per far conoscere il suo prodotto; qualità che sposo appieno per la riuscita di una buona campagna pubblicitaria.

Guardiamole una ad una


I teenager non paninari, anticonformisti, vivevano ascoltando blues e jazz anziché italo dance?
Bene, qui si cita il glorioso film che mitizza il genere, e cita la stanza formata da un disordine animalesco… (con grandi cazziate delle mamme: “questa stanza è una stalla”).


 per gli amanti del body building....



geniale: un diversivo alla collezione di farfalle.



Questa è bellissima e non c'è bisogno di spiegazioni....



La D.C iniziava a decadere.......


Lacreme napulitane: in una libreria di libri ed oggetti antichi spunta un modernissimo (per allora) Pioneer.

 

Io le trovo bellissime, e voi?

Agenzia: FCA/SBP
Cliente: Pioneer Hi-Fi

Art Director: Lele Panzeri
Copywriter: Sandro Baldoni
Photographer: Christopher Broadbent

Fonte immagini: www.adci.it



Fonte immagini: www.adci.i